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LA SCIENZA DEL BIOFEEDBACK

 

 

Gli articoli che seguono e le nozioni scientifiche in essi contenuti vi forniranno una visione generale sulla Scienza del Biofeedback, che rappresenta la base scientifica di tutti i SISTEMI  Interattivi AURA VIDEO. La combinazione unica di Biofeedback, Psicologia del Colore, conoscenze relative alla Medicina Energetica, informazioni sull’Aura e sui Chakras, in associazione alla vivacità dei colori dell’Intuitive Multimedia Interface e alla Tecnologia, trasforma i SISTEMI Interattivi AURA VIDEO in una nuova dimensione percorribile, oltre la regolare tecnologia di biofeedback.

 

 

Una Panoramica sul Biofeedback

 

“Conosci te stesso”Socrate

 

Il sistema nervoso degli esseri umani è il sistema più complesso di comunicazione conosciuto nell’universo.  Ha più connessioni (sinapsi) delle stelle nel cielo.  Il sistema nervoso regola, controlla e coordina, in ogni istante, il flusso di migliaia di costituenti chimici nel corpo, il funzionamento degli organi, ogni nostro movimento, ogni nostra percezione proveniente dal mondo esterno, i nostri pensieri, le emozioni, l’apprendimento e la comunicazione interpersonale, collegandoci spiritualmente all’armonia cosmica.

La maggior parte di queste attività vengono poste in essere in modo  inconscio ed automatico, senza esservi consapevolezza o sforzo.

Nel sistema nervoso degli esseri umani, i modelli che regolano la trasmissione nervosa si ripetono e spesso diventano radicati ed abituali –anche se non risultano essere  più utili o salutari.  Quando ci confrontiamo con situazioni di stress - una qualsiasi cosa, da una brusca fermata in mezzo al traffico, all’essere intervistati per un nuovo lavoro – i nostri corpi reagiscono pressappoco tutti allo stesso modo, con quella che è stata definita la “reazione combatti o scappa”.  Automaticamente ci prepariamo a combattere la fonte di stress o ad allontanarci da essa: il battito del nostro cuore aumenta, i muscoli si irrigidiscono, il respiro diventa più profondo, iniziamo a sudare, le nostre menti lavorano più velocemente, ecc. Ma questo vecchio schema inconscio, che una volta forniva agli esseri umani le risposte necessarie per la propria salvaguardia al verificarsi di certi accadimenti esterni,  oggi rappresenta la causa scatenante  di molte forme di stress e di malattie che risultano ad esso connesse e che influiscono sulla qualità della vita. 

 

Nel corso delle nostre esistenze, poichè ogni giorno ci troviamo a fronteggiare diverse forme di stress, rispondiamo constantemente con reazioni che determinano uno stato di tensione o di rilassamento.   Giungiamo ad un punto tale per cui lo stato di  tensione accumulato ci impedisce di far ritorno al nostro livello originale di attività fisica.   Così facendo, perdiamo familiarità con i nostri stati più profondi di rilassamento e ci abituiamo a convivere ai massimi livelli di tensione, arrivando a considerare ciò, la norma e non l’eccezione.  L’abitudine allo svolgimento di attività fisiologiche superflue ha un effetto logorante e può provocare effetti collaterali, come pressione alta, mal di testa, problemi di digestione, ed altre malattie. 

 

A livello fisiologico, questa abitudine si riflette sul sistema nervoso involontario (sistema neurovegetativo), un’importante ripartizione del sistema nervoso che include due principali suddivisioni: il simpatetico ed il parasimpatetico.  Il sistema è chiamato “involontario” perchè molte delle funzioni che sono sotto il suo controllo o si autoregolano, o si comportano in modo autonomo.  L’individuo, non è di solito in grado di rendersene conto, oppure non è in grado di gestirne il funzionamento.  Gli esempi riguardanti il funzionamento involontario includono la dilatazione delle pupille oculari e l’accellerazione del battito cardiaco, come risposta allo stress.

Noi in genere non ci preoccupiamo delle reazioni che abbiamo, dobbiamo invece prestarvi molta attenzione, perchè esse possono determinare un accumulo di effetti negativi che, alla lunga, possono ripercuotersi sulla nostra salute.  Se noi fossimo in grado di cambiare le nostre reazioni, potremmo debellare gran parte degli scompensi e delle malattie e migliorare, al contempo, la qualità generale della nostra vita.

 

Negli ultimi 25 anni, abbiamo imparato a riconoscere questo tipo di malsane abitudini e  a  tornare in una situazione di equilibrio, ottenendo dei livelli più bassi nell’attività fisiologica.  Ciò è stato possibile ricorrendo al  biofeedback.  Grazie ad esso, abbiamo imparato ad autocontrollarci in un modo impensabile nel passato, ed abbiamo raggiunto una più profonda conoscenza del nostro Io e delle relazioni che instauriamo  con il mondo che ci circonda.

 

 

Che cosa è il Biofeedback?

Spiegato in termini molto semplici, il Biofeedback è uno strumento utilizzato per controllare al meglio quei processi che nel nostro corpo aumentano il livello di rilassamento, alleviano il dolore, e rendono possibile lo sviluppo di uno stile di vita più salutare e confortevole. 

 

Il biofeedback ci fornisce le informazioni relative al nostro essere ricorrendo all’utilizzo di strumenti esterni.  L’uso di un termometro per misurare la temperatura è un tipico esempio di biofeedback.  Il biofeedback clinico si avvale dello stesso principio, ricorrendo all’uso di strumenti specializzati per monitorare i vari processi fisiologici, in base a come essi poi realmente si manifestano.  L’aggiustamento del grafico sullo schermo del computer e l’adattamento dei toni audio, in alto e in basso, “riflettono” quelle modiche che stanno avendo luogo nel corpo del sistema di cui si sta effettuando la misurazione.

 

La pratica con il biofeedback ci consente di conoscere l’attività che si svolge nelle varie parti del nostro corpo, siamo pertanto messi nella condizione di poter apprendere il modo mediante il quale controllare queste attività, allo scopo di alleviare lo stress e migliorare la nostra salute.  Tentare di modificare l’attività fisiologica senza biofeedback è come giocare a dardi con gli occhi bendati –non siamo in grado di vedere se stiamo colpendo il punto oppure no.  Il biofeedback ci permette di sapere quando iniziamo a cambiare le nostre attività fisiologiche nella direzione da noi desiderata.

 

Il biofeedback non è un trattamento.  Piuttosto, la pratica del biofeedback è un procedimento educativo per l’apprendimento di tecniche specialistiche, da applicare a mente e corpo.  Imparare a riconoscere le reazioni fisiologiche e a modificarle non è come imparare a suonare il pianoforte o giocare a tennis –richiede pratica.  Mediante la pratica, acquisiamo familiarità con i nostri, propri ed unici, modelli psico-fisiologici, siamo in grado di reagire allo stress ed impariamo a controllarci piuttosto che a lasciarci controllare.

 

Nel suo libro, Biofeedback: La Guida del Professionista, Mark Schwartz definisce il biofeedback come:

 

“(1) un insieme di procedure terapeutiche che (2) utilizza strumenti elettronici o elettromeccanici (3) per misurare accuratamente il processo ed il “feed back” delle persone (4) informazione con proprietà di rafforzamento(5) sulle attività neuromuscolari ed involontarie, sia normali che anormali, (6) nella forma analogica o sistematica, uditiva o visiva dei segnali di biofeedback. (7) Meglio se raggiunti con un professionista esperto di biofeedback (8) gli obiettivi servono ad aiutare le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza ed il controllo volontario sui loro processi fisiologici, che sono altrimenti al di fuori della loro consapevolezza e/o  soggetti a minor controllo volontario, (9) prima regolando il segnale esterno, (10) e poi mediante l’uso dei segnali interni psico-fisiologici.”

 

In una seduta tipica di biofeedback, il cliente sta comodamente seduto su una sedia e collegato allo strumento di biofeedback con dei sensori  attaccati sulla superficie della pelle e dislocati in diversi punti del corpo (di solito le spalle, le dita, la schiena e la testa). Gli impulsi elettrici provenienti dalle varie dislocazioni vengono registrati e proiettati sul monitor del computer in forma di grafico o di altra immagine visiva.  In aggiunta, il cliente può ricevere un biofeedback acustico, nella forma di toni musicali più alti e più bassi, che rifletteno l’aumento e la diminuzione dell’ attività nel sistema fisico.

 

Prima che si inizi il procedimento, vengono registrati i vari valori di riferimento del cliente, considerati in assenza di feedback, per dare un’immagine clinica del soggetto sul suo generale stato psico-fisiologico.  All’Istituto di Bio Ricerca (BRI), questa valutazione onnicomprensiva richiede 32 minuti e la raccolta dei dati viene ripartita in questo modo : 5 minuti ad occhi chiusi, 5 minuti ad occchi aperti, 15 minuti di discussione, e 7 minuti ad occhi chiusi in stato di autorilassamento.  Il clinico decide poi di iniziare il procedimento concentrandosi sul sistema fisiologico più appropriato, secondo quanto indicato dalla valutazione inizialmente fatta.  Al BRI, al cliente potrebbe essere chiesto di porre maggiore attenzione ad un particolare sistema fisiologico, mentre le informazioni relative agli altri sistemi fisici verranno monitorati dal clinico.  Quando il cliente sta osservando sullo schermo l’attività di un particolare sistema, gli viene contemporaneamente proposto il feedback acustico, sotto forma di toni musicali, che rifletterà l’attività di quello stesso sistema, oppure di un’altro sistema differente.

 

Ogni individuo mostra di possedere un modello di riferimento dotato di una serie di caratteristiche psico-fisiologiche uniche e specifiche nel loro genere, che riflettono il modo in cui il soggetto si è adattato allo stress nel corso degli anni.  La meta che la procedura di biofeedback si prefigge di raggiungere è quella di far acquisire al soggetto la capacità ad autoregolarsi, per renderlo autonomo nel regolarizzare l’attività dei vari sistemi, fino al raggiungimento di livelli ottimali.  Abbiamo riscontrato che all’Istitutito di Bio Ricerca (BRI) i clienti riscuotono un maggior successo quando si esercitano su una specifica serie di attività  ritenute possibili ed opportune, secondo quanto stabilito dalle nostre ricerche, piuttosto che semplicemente esercitarsi nel ridurre l’attività.  Chiamiamo questa serie di attività, le zone obiettivo.

 

Gli strumenti del Bioofeedback

 

Molti dei processi fisiologici possono essere monitorati ricorrendo alle applicazioni di biofeedback.  Le più comuni sono:

 

Temperatura

 

La temperatura viene misurata attraverso dei sensori posizionati sugli anelli delle dita.  La temperatura indica la contrazione o il rilassamento dei muscoli lisci che circondano i vasi sanguigni e che determinano la quantità di sangue che raggiunge la punta delle dita.  Quando i muscoli si contraggono, la temperatura è più bassa, perchè una minore quantità di sangue  raggiunge le dita.  Quando siamo stressati sperimentiamo questa freddezza alle mani –per esempio, quando ci presentiamo per un’intervista di lavoro e stringiamo la mano al nostro probabile capo.

 

Non è inusuale che la temperatura delle persone, dopo averne dato lettura, sia compresa  tra i 70 gli 80 gradi Fahrenheit, non è inusuale vedere una differenza di cinque o dieci gradi tra la misurazione effettuata nella mano sinistra e quella effettuata nella mano destra.  Il cervello è organizzato in modo tale che l’emisfero destro è associato con le attività nel lato sinistro del corpo, e l’emisfero sinistro è associato con le attività nel lato destro del corpo.  Alcuni clinici ritengono che quando una mano è, in modo significativo più fredda dell’altra, ciò sta a significare che esiste uno squilibrio di attività tra l’emisfero destro e sinistro del cervello.

 

Al BRI, l’obiettivo dell’addestramento è quello di raggiungere una temperatura equilibrata, sia nella mano destra che in quella sinistra, che deve attestarsi entro valori compresi tra i 94 e i 98 gradi Fahrhneit.

EMG

 

L’attività muscolare viene misurata attraverso l’Elettromiografia (EMG), che rileva l’attività elettrica presente in alcuni muscoli, generalmente nel trapezio (spalle) e nei muscoli anteriori parietali (mascella e scalpo).  La tensione muscolare è indice di stress; per esempio, per le persone è normale reagire alla rabbia post-stress, serrando i denti o irrigidendosi.

 

Per misurare l’EMG, la pelle nella zona relativa ai muscoli delle spalle viene dapprima pulita ed in seguito vengono applicati dei sensori adesivi usando del gel conduttivo.  Al BRI,  i sensori della mascella e dello scalpo vengono attaccati sulla parte più sporgente della fronte; si tratta di piccoli dischi d’argento trattenuti da una banda elastica che avvolge la testa.  L’attività muscolare viene misurata in microvolts, e non è raro che i valori oscillino tra i 5 e i 40 microvolts.

 

Al BRI, l’obiettivo dell’addestramento è quello di ridurre l’attività muscolare, fissando un campo di variazione più ridotto, che va dai  0.5 ai 2.5 microvolts.

EDA

 

L’attività elettrodermica viene misurata al BRI in due modi: con la BSR (reazione basale della pelle) che misura la normale attività delle ghiandole endocrine (sudore), e con la GSR (reazione galvanica della pelle) che misura l’attività fasica (punti alti e bassi) delle ghiandole endocrine.  Molte persone sono abituate a sentire freddo o ad avere le mani sudate in situazioni di stress, come quando si incontrano nuove persone o si deve fare una performance davanti ad un pubblico.  La sensazione di freddo deriva dalla contrazione dei muscoli lisci che circondano i vasi sanguigni (misurata con la TEMP), mentre il sudore è prodotto dall’attività delle ghiandole endocrine.  Le ghiandole endocrine secernono una soluzione salata come risposta a quegli stimoli  che causano stati di emotività e di  tensione. È proprio questa soluzione salata a condurre l’elettricità.

 

I sensori di BSR sono attaccati, mediante delle bande elastiche, al primo e al secondo dito della mano destra.  È del tutto normale che le persone presentino dei valori compresi tra i 150 e i 500 kilohms in assenza di trattamento.

 

L’obiettivo che il trattamento BSR si propone è quello di ridurre l’attività endocrina entro valori compresi tra gli 800 e i 1200 kilohms.

 

Battito Cardiaco

 

Il battito cardiaco è misurato per battiti al minuto.  Il battito accellerato del cuore è spesso determinato dallo stress; per esempio, il cuore può accellerare i suoi battiti e martellare nel petto quando si è impauriti, oppure può battere più lentamente quando si è depressi.

 

Per la misurazione del battito cardiaco la procedura adottata è la seguente: vengono dapprima pulite le parti interne dei polsi e dopo aver applicato del gel conduttivo vengono inseriti tre sensori d’argento sotto i polsini elastici.  Il battito cardiaco può anche essere misurato sulle punta delle dita.  L’obiettivo che si intende perseguire con l’addestramento è,  in questo caso, il raggiungimento di una frequenza cardiaca compresa tra i 56 e i 66 battiti al minuto.

 

Respirazione

 

La respirazione è misurata in base ai respiri effettuati al minuto, generalmente mediante un indicatore di tensione che fascia il petto. Al BRI, tale misurazione viene effettuata usando lo  stesso tipo di sensori adottati per la misurazione dell’attività muscolare nelle spalle.  Il nostro respiro diventa più veloce, più leggero ed irregolare quando ci sentiamo stressati, per esempio, ci sentiamo con il fiato sospeso di fronte ad una sorpresa, oppure ci sentiamo con il fiato corto quando veniamo spaventati.  È del tutto normale che le persone abbiano una frequenza di respiro compresa tra i 16 e i 30 respiri al minuto prima che inizi la procedura di addestramento.

 

L’obiettivo che il BRI si prefigge di raggiungere mediante l’addestramento è quello di ottenere una frequenza di respiro compresa tra i 6 e i 12 respiri al minuto.

 

EEG

 

Le onde celebrali vengono misurate attraverso l’elettroencefalogramma (EEG).  L’EEG si compone di bande di ampiezza d’onda diversa: Teta (4-7 Hertz), Alfa (8-12 Hz), Beta (13-20 Hz), Gamma (da 21 Hz in sù).  Lo scopo generale dell’utilizzo dell’EEG è quello di sviluppare un campo d’azione tra bande di ampiezza d’onda diversa, in modo tale che il cliente sappia sia ciò che si prova con ogni diversa banda d’onda, sia come utilizzare ogni diverso stato a proprio vantaggio.  Parlando molto in generale, le onda Beta e Gamma sono utili per indirizzare le attività e portarle a termine; le onde Alfa risultano essere utili  per mantenere uno stato vigile e rilassato allo stesso tempo (è quanto accade con la meditazione); infine le onde Teta incoraggiano la cretività, i processi d’immaginazione e di sogno (le onde Teta spesso vengono chiamate il cancello d’ingresso dell’inconscio).

 

Al BRI, la registrazione delle onde celebrali viene effettuata mediante dei dischi d’argento montati su una base bipolare avente tre diverse dislocazioni: FPZ, la base dello scalpo nella parte centrale a destra (occipitale 1) e la base dello scalpo nella parte centrale a sinistra (occipitale 2).

Come altre misurazioni effettuate sul corpo, anche l’EEG risulta essere un fenomeno molto complesso. Il BRI ha dedicato molti anni di studio e di  ricerca all’esplorazione e all’interpretazione dei dati dell’EEG, al fine di individuare un unico protocollo procedurale, cui è stato dato il nome di BioIntegrazione, che completa e migliora l’intero sistema procedurale.

 

La densità di ampiezza costituisce un interessante metodo di misurazione, che riflette l’attività celebrale, esattamente nel modo in cui essa si sta svolgendo, rivelando contemporaneamente quanta parte di attività è in atto in quel momento e a quale frequenza, in ogni banda d’ampiezza d’onda diversa.  La densità di ampiezza è misurata per microvolts al secondo.

 

Al BRI, le misurazioni standard dell’EEG includono anche le misurazioni riferite alle attività celebrali  che si svolgono nella parte destra e nella parte sinistra del cervello.

 

Le onde celebrali rispondono anche a sottili condizioni psicofisiologiche, per esempio se abbiamo gli occhi aperti o chiusi, se stiamo parlando o meno, il contenuto dei nostri pensieri.  Al BRI, l’addestramento con l’EEG mira innanzitutto a ridurre l’attività della banda d’onda  Beta-Gamma a 13-35 Hz.  Questa banda d’onda generalmente caratterizza la nostra andatura nel camminare e spesso si accompagna a quel tipo di tensione, del tutto inutile, che come d’abitudine manteniamo nel nostro corpo.  Quando il cliente acquisisce familiarità con questa banda d’onda, sarà in grado non solo di riconoscerla, ma anche di indirizzarla nel perseguimento di quegli obiettivi che si propone di raggiungere, per esempio, rilassarsi.

 

Quando il cliente ha imparato a ridurre l’attività delle bande d’onda Beta e Gamma (13-35Hz), l’addestramento si spinge ulteriormente in avanti, per il perseguimento di un altro obiettivo, quello di migliorare la produzione dell’attività Alfa.  E quando il cliente avrà imparato a produrre una quantità maggiore di attività Alfa, l’addestramento sarà allora rivolto ad incoraggiare l’abilità del cliente nel generare le onde Teta.

 

Le tecniche di biofeedback includono anche l’Elettrogastrografia (EGG) finalizzata alla misurazione delle funzioni dello stomaco; viene utilizzato un indicatore di tensione (o di sforzo) per monitorare le erezioni del pene ed un insieme di sensori per misurare l’incontinenza della vescica.

 

Per i clienti è molto vantaggioso ricevere contemporaneamente diverse procedure di biofeedback, anche se il professionista può decidere di dedicarsi alla risoluzione di una causa specifica, lavorando in primo luogo con una tecnica in particolare (per esempio, addestrando il cliente con la tecnica della Temperatura, allo scopo di ridurre emicranie e mal di testa).  Un tipo di addestramento che si avvale dell’uso di più tecniche contemporaneamente, si basa sul presupposto secondo il quale l’essere umano è un insieme complesso, i cui vari sistemi interagiscono costantemente nello sforzo comune di raggiungere un punto di omeostasi (equilibrio).  Quando il cliente riceve, durante  l’addestramento, tutta una serie di informazioni sui vari sistemi psicofisiologici, sarà in grado di comprendere le interrelazioni che supportano il suo normale stato psicofisiologico e di conseguenza, avrà maggiori possibilità di decidere come realizzare il proprio processo di autoregolamentazione.

 

 

 

 

Copyright 1997 by Stephen E. Wall

 

 

traduzione a cura di  Mara Fontana